Il termine Linee Vita è entrato a far parte del gergo comune per indicare tutti quei sistemi e presidi che permettono di ridurre l’incidenza di una possibile caduta dall’alto.
Quando si ricorre alle linee vita? Le Linee Vita sono necessarie quando un lavoro viene svolto ad un’altezza superiore ai 2 metri da un piano di calpestio stabile.
Come nascono le linee vita? La progettazione delle linee vita è generalmente soggetta alla norma tecnica EN 795:2012 che descrive 5 tipologie di sistemi anticaduta in base alle sue caratteristiche:
Vediamo nel dettaglio quali sono le peculiarità di ciascun tipo di ancoraggi.
I punti di ancoraggio singoli (Tipo A) sono tutti quei dispositivi caratterizzati da punti di ancoraggio stazionario, come i comuni ganci sottotegola o golfari di fissaggio a muro. Questi dispositivi sono da evitare quando le distanze da coprire sono elevate perché il passaggio da un dispositivo all’altro richiede procedure abbastanza onerose in termini di tempo e si corre quindi il rischio che l’operatore sia disincentivato al suo utilizzo, ricadendo così in una inadeguata progettazione del sistema per i requisiti di ergonomia ed utilizzo. Il loro utilizzo è quindi generalmente limitato agli effetti pendolo o ai percorsi di accesso alla linea principale.
La seconda tipologia più comune è il Tipo C, ovvero il Dispositivo di ancoraggio a linea flessibile. Si tratta della vera e propria linea vita costituita da due o più supporti e da una fune flessibile, generalmente in acciaio, a cui l’operatore può agganciarsi mediante i suoi DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) in dotazione. Questa soluzione comporta una maggiore ergonomia rispetto ai punti singoli in quanto l’operatore può compiere lunghe distanze senza mai doversi staccare dal dispositivo. Tuttavia a volte lo spazio disponibile al di sotto della linea non è sufficiente per garantire la sicurezza dell’operatore a causa del cosiddetto tirante d’aria.
Per risolvere la problematica della deflessione entrano in gioco i dispositivi di Tipo D (Dispositivo di ancoraggio a linea rigida), ovvero quelle linee vita che in sostituzione alla fune flessibile sfruttano una guida rigida – generalmente un binario – lungo la quale può scorrere un carrello che funge da punto di ancoraggio mobile. Questi dispositivi, essendo rigidi ed avendo deflessioni ridotte, permettono quindi di ridurre il tirante d’aria necessario rendendoli confrontabili con i Tipo A, ma permettendo comunque una buona ergonomia d’utilizzo in quanto l’operatore può compiere lunghe distanze senza mai staccarsi dal dispositivo.
Le restanti tipologie di linee vita (Tipo B ed Tipo E) sono quei dispositivi che rientrano nel Regolamento Europeo 425 del 2016 che li identifica come DPI poiché sono removibili, senza l’ausilio di utensili, dopo ogni utilizzo.
Il Tipo B è un dispositivo removibile appunto, come gruette, tripodi o punti di ancoraggio, mentre il Tipo E include tutti quei dispositivi che affidano la loro resistenza esclusivamente all’attrito tra una zavorra ed il supporto.
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