In ambito lavorativo, in tutti i settori, sicurezza e percezione del rischio vanno di pari passo. Per adottare atteggiamenti e comportamenti sicuri e quindi prevenire il pericolo di incidenti, è essenziale avere un’alta percezione del rischio, che però spesso e volentieri viene a mancare.
RISCHIO E PERICOLO INTERSCAMBIABILI?
Non proprio! Entrambi i termini vanno ad indicare qualcosa che potrebbe causare delle spiacevoli conseguenze, ma presentano due significati diversi.
Il termine pericolo si riferisce a una caratteristica dell’oggetto o della situazione che può causare danni. È strettamente legato all’oggetto cui si riferisce. Se una sostanza è pericolosa, lo è a prescindere da chi ne fa uso.
Il concetto di rischio invece presenta una valenza soggettiva, è infatti la valutazione delle possibilità di entrare in contatto con un pericolo e con il conseguente danno.
Perciò il rischio professionale è la valutazione della probabilità che il lavoratore venga a contatto con il pericolo in proporzione al fattore di gravità del danno che lo stesso lavoratore potrebbe subire.
COSA E’ LA PERCEZIONE DEL RISCHIO?
La percezione del rischio e della sicurezza nell’ambito lavorativo, è una valutazione del pericolo che ciascun soggetto elabora e attribuisce a una determinata situazione.
Il problema però risiede nella soggettività con la quale si sviluppa questa valutazione. Infatti i lavoratori non si basano su dati certi e matematici, ma bensì sulla base del proprio pensiero personale e sulle proprie abitudini. Spesso e volentieri il coinvolgimento delle emozioni e delle conoscenze influenza la percezione del rischio di un lavoratore, che tende ad abbassarsi, sottovalutando così il vero rischio.
PERCHE’ DIMINUISCE.
Ci sono una serie di variabili da considerare che influenzano la percezione del rischio come: l’età, il sesso, la cultura, lo stato di salute, il livello di istruzione ecc..,
Fondamentale però è l’abitudine.
Infatti quando un lavoratore è spesso esposto al rischio, ne prende coscienza e consapevolezza al punto di non percepirlo più come tale e abbassare la guardia.
Oppure, al contrario, la scarsa frequenza di un certo rischio induce a credere che non sia necessario premunirsi contro di esso.
Ci sono ancora tanti altri fattori come l’esperienza ad esempio. Chi ha una maggiore esperienza lavorativa, possiede una maggiore conoscenza dei pericoli e quindi una maggiore sicurezza di fronte ai possibili rischi, con conseguente bassa percezione del rischio.
Anche la formazione sulle procedure di sicurezza paradossalmente diminuisce la percezione del rischio di un lavoratore, perché pensa di avere un maggiore controllo sulla situazione e quindi sul pericolo.
COME AGIRE.
Il modo migliore di agire per ridurre i possibili incidenti è la rilevazione della percezione di pericolo che può apportare benefici notevoli all’organizzazione aziendale. Infatti conoscendo il livello di percezione del rischio da parte dei lavoratori, è possibile ridefinire più facilmente i propri obiettivi interni riguardo ai servizi di prevenzione degli infortuni e alla protezione dai rischi.
Il datore di lavoro può rispondere adeguatamente, per esempio, con forme di comunicazione, consulenza, sorveglianza, controllo o coordinamento appropriate, con un’informativa sul rapporto tra infortuni e percezione del rischio, o con un programma formativo da parte di tecnici e operatori esperti in psicologia del lavoro, sicurezza e salute.
L’ideale sarebbe una continua formazione e un buon addestramento dei lavoratori e esaustivi processi di informazione all’interno dell’azienda.
In conclusione ognuno ha una sua visione della realtà, che a volte tende a distorcere la percezione del rischio e del pericolo, quindi un’azienda deve cercare di tenere monitorati i suoi operatori e sempre con un’elevata soglia di attenzione, altrimenti si rischia di prendere sottogamba la situazione e provocare terribili incidenti.